Il ruolo dei colori nel marketing: cosa dice la psicologia

Psicoterapeuta, sociologo e filosofo svizzero, Max Luscher inventò nel 1947 il test dei colori, un esame proiettivo che analizzava (e analizza) lo stato d’animo di un individuo in base alle tonalità da lui scelte. Fu una svolta per gli studi sulla personalità: c’era un nuovo modo per raggiungere l’io. 

Da quel momento, la psicologia dei colori – che pur non nacque con Luscher (basti pensare alla Teoria dei colori di Goethe, pubblicata nel 1810) – fu soggetta ad attenzioni sempre più intense, fino a diventare, oggi, un elemento cardine per chiunque si occupi di comunicazione. Ecco perché, da veri nerd del marketing, siamo qui a parlartene oggi. 

Colori e marketing: da dove cominciare

L’assunto di base è che tonalità diverse stimolano parti diverse della mente umana, provocando emozioni particolari. Quindi: i colori sono uno strumento di marketing vero e proprio, che possiamo sfruttare a nostro vantaggio per influenzare i comportamenti dei potenziali clienti. 

Ad esempio, sembra che il colore delle Call To Action nei siti web debba essere selezionato in base all’effetto di isolamento (o effetto von Restorff). L’idea è questa: quando a un soggetto vengono presentati diversi stimoli omogenei, ad attirare l’attenzione è lo stimolo che più differisce dagli altri. Perciò, se gli elementi del sito sono perlopiù viola, una CTA efficace potrebbe essere gialla (dal momento che il giallo è complementare al viola).

Questo è solo uno degli infiniti modi in cui colori e marketing possono collaborare. Vediamone un altro. 

Nella costruzione di una brand identity, la scelta delle tonalità giuste è di estrema importanza:

  • da un lato, aiuta la tua attività a inserirsi in un segmento di mercato ben preciso (se vendi macchinari per la produzione eco-sostenibile, un logo verde ti renderà immediatamente riconoscibile dagli utenti esterni);
  • dall’altro, ti consente di distinguerti dai competitor e affermare la tua individualità (se tutti i tuoi concorrenti hanno un logo blu e tu ne hai uno arancione, certamente rimarrai impresso nella mente dei consumatori – come ci dice l’effetto di isolamento). 

Ma come si fa a capire qual è l’opzione migliore, la più performante? Semplice: studiando. Studiando molto. Perciò, per i nostri grafici, il lavoro di formazione non finisce mai… ma questa è un’altra storia. 

Il significato dei colori nel marketing: una panoramica

Veniamo al dunque: quali tonalità hanno il potere di suscitare in noi determinate emozioni – e quali sono queste emozioni? 

Blu: l’autorevolezza

Secondo gli esperti, il blu identifica l’affidabilità, la lealtà e la competenza: perciò è spesso usato da banche, operatori sanitari e aziende tecnologiche per trasmettere sicurezza e professionalità. Pensaci bene: HP, Pfizer, Facebook e Twitter ti dicono qualcosa?

Rosso: l’energia

La psicologia dei colori suggerisce al marketing di infondere ai consumatori un boost di vitalità con il rosso, associato alla passione, all’eccitazione, alla voglia di fare e alla giovinezza. Consiglio di cui hanno fatto tesoro Coca-Cola, Nintendo, VirginActive, LEGO e molti altri (hai visto il nostro logo?). 

Verde: il benessere

Questa è facile. Basti pensare a quanto spesso il termine green accompagni tutto ciò che è ecologico, eco-sostenibile, biologico e via dicendo (“politiche green”, “aziende green”, “motori green”…). Il verde è natura, salute, pace. E infatti puoi trovarlo nei loghi di Animal Planet, Energy Australia, HelloFresh, Land Rover… 

Giallo: l’ottimismo

Il colore del sole non può che essere felice. Il giallo mette di buon umore: suscita positività, condivisione e amicizia. Beh, McDonald’s ci aveva visto lungo.

Conclusioni

Ma, quindi, è sufficiente conoscere la psicologia dei colori per fare marketing? La risposta, purtroppo, è no. 

È vero che le immagini (e tutto ciò che le riguarda: tonalità, forme, dimensioni etc.) hanno un certo impatto sulla nostra psiche, ed è vero che possono trasmettere emozioni e sensazioni ben definite. Tuttavia, come la maggior parte delle cose, non sono chiavi universali, ma vanno adattate al contesto

Ecco un esempio pratico. Nella cultura occidentale il nero è associato alla morte, ma in molti Paesi orientali nessuno veste di nero ai funerali. Vestono tutti di bianco, perché è quello il colore che in quel contesto si associa ai defunti. Le differenze culturali, demografiche e individuali contano e necessitano della giusta attenzione.

Perciò ogni componente non-verbale di una strategia deve essere studiato in modo approfondito. Altrimenti, l’intero messaggio rischia di essere inefficace. Ed è proprio questo il valore aggiunto che noi di Groweb possiamo offrire al tuo brand: un team giovane, dinamico e appassionato, formato da professionisti specializzati costantemente impegnati nell’ampliamento e nell’aggiornamento di conoscenze teoriche e competenze pratiche. 

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